Le solite sospette

Titolo: Le solite sospette (ed. italiana)
Titolo originale:
The Sunshine Cruise Company (2015)
Autore:
John Niven
Traduttore:
Marco Rossari
Curatore:
/
Editore:
Einaudi
Collana:
Super ET
Anno edizione italiana: 2017
Formato:
tascabile, brossura, 346 pp.
Prezzo:
12,50 €
Note:
/

Ci sono eventi nella vita che rovesciano il tuo rassicurante mondo e squarciano irrimediabilmente il velo della tua beata ignoranza, facendoti scoprire capace di cose inimmaginabili. Per Susan, l’improvvisa vedovanza si accompagna all’imbarazzante scoperta dei piaceri segreti del marito e a difficoltà economiche da cui non sa come uscire. La modesta Jill, invece, è attanagliata dalle preoccupazioni familiari. L’affascinante Julie, è rosa dall’avanzare dell’età e dall’ombra costante di una vita andata troppo diversamente da quello che aveva sognato. Infine, l’esplosiva Ethel, che be’, intende mordere ancora la vita, fino all’ultimo istante.
Un momento di crisi, qualche drink di troppo, e un lampo di folle lucidità: sarà mica così difficile rapinare una banca?

Il primo e unico libro di John Niven che finora abbia avuto occasione di leggere, quindi non ho termini di paragone sulla scrittura di questo autore. Probabilmente, non gli darò altre possibilità, anche se un po’ a malincuore.

I curatori dell’edizione italiana si sono impegnati a presentarlo molto bene, ma fin dalle primissime pagine è chiaro che il tono è molto diverso da quanto prospettato in quarta di copertina e che la sinossi non rispecchia al meglio gli eventi (e nemmeno i personaggi, visto che le donne protagoniste non sono così attempate).
Sarebbe un libro simpaticissimo, se non fosse infarcito di volgarità e scurrilità gratuite. Finchè questo elemento sopra le righe è funzionale a ritrarre la scabrosa doppia vita del marito di Susan oppure la mondanità senza freni di Ethel, funziona tutto ed è facile da digerire. Ciò che veramente stona, tuttavia, è l’uso sistematico di parolacce per tutti i personaggi, una scelta che appiattisce le caratterizzazioni e contrasta con quelle che invece dovrebbero essere le varie personalità e motivazioni di queste adorabili signore, criminali per disperazione, voglia di evasione da una realtà che pensavano migliore o rivalsa. Perchè mai Susan dovrebbe scandalizzarsi tanto dei vizi del consorte, se quando chiunque apre bocca fa concorrenza al proverbiale turpiloquio di uno scaricatore di porto?

© VerdeRamen – sOgNaLiBrO

Ritmo sostenuto, di per sé divertente e molto leggero. Una volta iniziato, non si può fare a meno di continuare fino alla fine per scoprire come si dipaneranno le peripezie delle protagoniste. Nulla da dire quindi sulla trama e la sua costruzione, si lascia leggere senza difficoltà, e all’anima di sceneggiatore di Niven non sfugge l’occasione di mettersi al servizio di un racconto veloce, che sembra proprio un film, vividissimo nelle immagini e nelle inquadrature che descrive. Ma la sensazione finale, purtroppo, è un po’ quella di aver visto una commedia di serie B, che, sì, intrattiene e strappa qualche risata scacciapensieri, ma poi si fa dimenticare finchè in un pigro pomeriggio di vacanza invernale, facendo zapping, ci capiterà di ritrovarla replicata in tv e di lasciarla andare in sottofondo mentre si fa altro per casa.

Un vero peccato, una commedia crime riuscita a metà, che si fa del male da sola, oserei dire. Perchè se è vero che la lettura ti prende – e qualcuno potrebbe dire a ragione che forse è proprio questo che dovrebbe fare una buona storia – è altrettanto vero che si procede un po’ disturbati da questo trionfo immotivato di trivialità variamente declinate, che se voleva essere solo una goliardica irriverenza, a un certo punto oscura la vivacità dei personaggi e delle situazioni e diventa un’ingombrante presenza autodistruttiva. Si finisce insomma l’ultima pagina appagati dal finale ma con la spiacevole impressione che sia stata una lettura che non è andata come doveva.

Man mano che leggevo, il mio pensiero è andato ad associare questo libro al film Corpi da reato, una commedia non riuscita resa pesantissima e intollerabile dall’uso indiscriminato di una parlata sguaiata e cafona.

Sarà deformazione professionale, ma un aspetto che noto sempre è quello del packaging, quindi la grafica e il confezionamento in generale di un volume. Mai giudicare un libro dalla copertina, si sa, ma è anche vero che c’è uno studio dietro l’impostazione di quello che è il primo elemento che incontra l’occhio del lettore, per cui io personalmente sono attenta a questi dettagli, sebbene non siano determinanti per la scelta di un titolo da leggere.
Se da un lato la grafica di copertina è calzante, dall’altro sono rimasta stupita dal fatto che abbiano scelto un’immagine di stock già usata da un editore concorrente (seppur editata in modo diverso) per un romanzo di genere e tematiche affini (La piccola ottantenne che cambiò le regole del mondo, ed. Newton Compton, 2015). Una clamorosa svista, o il desiderio di suscitare un inconscio richiamo per gli appassionati di questo tipo di storie? Ai miei occhi, a dire il vero, è apparsa più come una mancanza di attenzione.

In definitiva, Le solite sospette è un libro leggero, che non ha pretese e che sarebbe anche godibile nel complesso, ma che a causa dei suoi toni fin troppo coloriti non ti senti di consigliare liberamente, se non a qualcuno che conosci davvero benissimo e che hai la certezza che non si offenda o finisca per dubitare dei tuoi gusti.

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