Il seggio vacante

Titolo: Il Seggio Vacante (ed. italiana)
Titolo originale:
The Casual Vacancy (2012)
Autore:
J.K. Rowling
Traduttore:
Silvia Piraccini
Curatore:
/
Editore:
Salani
Collana:
/
Anno edizione italiana: 2012
Formato:
rilegato, con sovraccoperta, 553 pp.
Prezzo:
22,00 €
Note:
ha ispirato una miniserie tv

 

Pagford, ridente cittadina britannica, viene sconvolta dall’improvvisa morte di Barry Fairbrother, membro del consiglio locale. Una disgrazia le cui ripercussioni si propagano come cerchi concentrici nell’acqua, partendo dalla famiglia del povero defunto, fino ad arrivare a coinvolgere il sistema di governance locale. Il lutto divide e porta allo scoperto sentimenti soffocati, interessi e contraddizioni degli abitanti di questo paese che si ritiene il centro di un mondo sociale perfetto, dietro la cui facciata cordiale e colma di buoni sentimenti, si annidano le muffe dell’ipocrisia, del rancore e della più totale imperfezione umana, declinata in una molteplicità di sfaccettature diverse.   

Non sono una fan di J.K. Rowling, colpa perlopiù dell’isteria collettiva generata da Harry Potter (e sottolineo dell’isteria, non della serie), ma riconosco senza alcun timore che questo romanzo è davvero ben pensato e l’ho letto con gusto.

Non sapevo bene cosa aspettarmi nel momento in cui mi è stato regalato, forse, da qualche parte della mia mente, ho ritenuto fino alla fine di trovarmi di fronte a un mystery o a una crime story. In realtà, questo è un romanzo introspettivo, qualcuno lo classifica “tragicommedia”, io, se dovessi usare la terminologia dei fumetti, lo definirei uno slice of life psicologico.

© VerdeRamen – sOgNaLiBrO

Due sono gli eventi attorno ai quali ruotano gli eventi e le sensazioni di questo romanzo: la nascita e la morte di Barry Fairbrother. I natali dati allo sventurato consigliere dai malfamati Fields, periferia non voluta e rimpallata tra Pagford e la più grande cittadina limitrofa di Yarvil, definiscono infatti la prospettiva in cui la dipartita dell’uomo viene accolta dai suoi cari e dalla comunità.

Due paletti che segnano il confine entro il quale si dibattono gli animi dei Pagfordiani. Il seggio vacante è infatti un vuoto incolmabile, è un’assenza che non grava solo sui cuori delle persone vicine a Fairbrother, ma anche sulle esistenze più trascurate di Pagford.

Un pugno nello stomaco, una lettura dal sapore amaro che, pure, non si può fare a meno di leggere fino all’ultima riga. I personaggi vivono in una tridimensionalità molto particolare, data dalla loro interiorità che funge da filtro delle vicende. L’intero romanzo verte intorno ai microcosmi personali e familiari che interagiscono all’indomani della morte di Fairbrother. Ed è davvero difficile togliersi dalla mente figure come quella di Krsytal Weedon, di Sukhvinder Jawanda o Simon Price. Un cast dolorosamente vicino alla realtà, i cui pensieri e le cui azioni, nel loro essere quotidiani e privi di qualsiasi abbellimento, raccontano più di quanto è scritto. 

Un ritratto feroce dei volti meno edificanti degli esseri umani, una critica aspra del provincialismo che si maschera da “tradizione e sani principi”, ma anche un tenero sguardo rivolto alle debolezze di chi ne rimane vittima, perfino con una nota di speranza nel suo grottesco finale.

Ho molto apprezzato la costruzione narrativa e le varie tracce di riflessione che la lettura porta inevitabilmente a galla. Tuttavia, l’insistenza su alcuni dettagli morbosi, a mio modestissimo avviso, non l’ho trovata sempre necessaria a enfatizzare la grettezza delle pulsioni che i perbenisti abitanti di Pagford fingono di non possedere, avvolti come sono nei loro proclami di superiore moralità, e a volte mi è apparsa un po’ gratuita, forse un inconscio tentativo di connotare a tutti i costi l’opera come indirizzata agli adulti, per scrollarsi di dosso l’ingombrante presenza della serie per ragazzi che ha regalato popolarità all’autrice.

Un mosaico umano che affascina e respinge allo stesso tempo, un tuffo nella provincia inglese, ideale per chi ama le atmosfere uggiose del Regno Unito e le storie dal duro realismo.

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