Bambole giapponesi

Titolo: Bambole giapponesi (ed. italiana)
Titolo originale:
Miss Happiness and Miss Flower (1961)
Autore:
Rumer Godden
Traduttore:
Marta Barone
Curatore:
/
Editore:
Bompiani
Collana:
asSaggi di narrativa
Anno edizione italiana: 2017
Formato:
rilegato, con sovraccoperta, 112 pp.
Prezzo:
12,00 €
Note:
Le ragazze di Rumer Godden, per saperne di più sull’autrice

 
"I desideri sono cose molto potenti, persino i desideri delle bambole."

Nessun posto è come casa propria, una consapevolezza che si fa più lucida e dolorosa nel cuore di chi un posto stabile dove vivere non ce l’ha. Fiore e Felicità, due bamboline giapponesi, desiderano una casa e qualcuno che si prenda cura di loro con gentilezza, soprattutto ora che sono state spedite chissà dove in una scatola e recapitate chissà a chi. Le due piccole si ritrovano nelle mani di Nona, una dolce bambina appena sradicata dalla colorata e profumata India dove è cresciuta, per essere accolta dagli amorevoli zii nella grigia e umida Inghilterra, dove l’attendono una nuova vita e anche i non sempre amichevoli cugini. 

Fiore e Felicità, con timore, sperano che Nona sia in grado di capirle e amarle, e dare loro una dimora adatta. Inizia così un viaggio di scoperta  e comprensione reciproca, alimentata dalla curiosità e dalla fantasia, che si articola sul filo di un comune e profondo bisogno che arde tanto nel cuore della bambina quanto in quello delle bambole: trovare quell’accoglienza unica che può dare solo una “casa”. 

Un piccola e splendida opera di artigianato, ecco come descriverei questo libro. Bompiani riscopre Rumer Godden, un’autrice contemporanea del Novecento (è mancata nel 1992), che però nella sua scrittura esprime con magistrale poesia e delicatezza tutti i colori e gli umori degni degli scrittori classici del XIX o XVIII secolo.  

Sebbene Bambole giapponesi venga comunemente classificato come “narrativa per bambini e ragazzi”, come tante storie scritte per i più piccoli, ha molto da dire anche agli adulti.

Innanzitutto, si viene trasportati nell’ovattata atmosfera di un momento sospeso nel tempo, dai tratti di favola, che tuttavia colpisce per il suo realismo, espresso in una minuziosa attenzione ai dettagli, specie quelli relativi alle tradizioni del Giappone, e per la vividezza dei sentimenti che racconta. Non importa che i protagonisti siano umani o bambole, simpatici o antipatici, quelle emozioni, quei “sussurri” che viaggiano sulle corde dell’immaginazione, sono veri, palpabili e riconoscibilissimi.

Questa dimensione fantastica e fiabesca contribuisce a rendere la lettura piacevole, fluida e rilassante nel seguire Nona e le sue vicissitudini in casa degli zii. Ma un aspetto che ho apprezzato molto, e che francamente non mi aspettavo proprio da questa autrice, né tantomeno da una racconto per giovanissimi, è il modo in cui viene veicolata la narrazione della “componente nipponica”.

© VerdeRamen – sOgNaLiBrO

Se come me amate il Sol Levante, riga dopo riga davanti ai vostri occhi danzeranno precise e familiari immagini di giardini e case tradizionali, rivelate da piccoli dettagli, parti incantevoli che esprimono il tutto della cultura giapponese. Se invece non avete molta confidenza con il Giappone, costruire la casa delle bambole insieme a Nona sarà comunque un modo per conoscere insieme a lei il fascino delle architetture nipponiche e di questo bellissimo Paese.

Leggendo, sono rimasta colpita da come Rumer Godden non solo si sia documentata,  ma abbia anche espresso – forse inconsapevolmente? – un concetto tipico delle tradizioni del Sol Levante, ovvero il c.d. tsukumogami (付喪神, “spirito delle cose”), che è perfettamente racchiuso nella citazione che trovate in apertura di questo articolo.
Secondo una diffusa credenza giapponese, qualunque oggetto ha un’anima. Gli oggetti non sono semplici cose, sono compagni della nostra vita, ciascuno con la propria funzione (ne sarebbero però esclusi i moderni utensili elettrici). Superata una certa età, di solito il secolo di vita, l’oggetto diventa uno spirito, maligno o benevolo a seconda del modo in cui è stato trattato dai suoi proprietari.

Le bambole, in particolare, data la forma umana, sono tra le più papabili a diventare tsukumogami, ecco perchè esistono specifici rituali shintoisti (ningyou kuyou 人形供養, il “funerale delle bambole”) svolti per ringraziare le bambole che non verranno più usate, pregando per loro e porgendo l’estremo saluto alle compagne d’infanzia.

Fiore e Felicità, con il loro profondo desiderio di amore e accoglienza mi hanno ricordato molto questo aspetto, e quei loro bisbigli che solo Nona riesce a cogliere, richiamano senza dubbio la dimensione spirituale degli oggetti.

Ecco una delle cose che amo dei libri: non importa quanto ci si affanni a catalogarli, ciascuno è una porta aperta su infinite strade, qualunque sarà quella intrapresa da lettore, potrà percorrerla sempre con la certezza che lo condurrà a una meta nuova. Ed è il motivo per cui una “lettura per ragazzi” non è mai solo per ragazzi.

Un gioiellino, piccolo nel formato, ma variegato nei contenuti, che regala l’incanto di una favola, senza trascurare la profondità e lo spessore.

Consigliatissimo a tutti i lettori in cerca di una storia emozionante, capaci di andare oltre le apparenze e sicuramente apprezzabilissimo anche per tutti i nippofili. 

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